venerdì 6 giugno 2008

La nomination di Obama, una svolta monumentale nella storia Usa

Michael B. Katz è Professore di Storia all’Università di Pennsylvania ed è considerato uno dei più importanti esperti del welfare, della povertà e dell’ineguaglianza in America. Il Professor Katz ha parlato con Valentina Pasquali di razzismo e di come potrebbe influenzare la campagna elettorale del candidato democratico Barack Obama.
Centro di Formazione Politica (CFP): Si è fatto un gran parlare, ultimamente, del problema di Barack Obama con gli elettori bianchi e a basso reddito. Lei pensa che questo sia vero a livello nazionale, o invece si tratta solamente di difficoltà che Obama incontra nel Sud?
Michael Katz (MK): La mia impressione è che sia un problema generale, ma ho il sospetto che il problema si acuisca in alcune aeree, come ad esempio nelle campagne e nel Sud del paese. In sostanza, quei luoghi che hanno una storia di schiavitù alle spalle, dove il razzismo permane, in particolare tra coloro che hanno livelli più bassi di educazione.
CFP: A suo parere, che effetto avranno questi problemi sulle elezioni generali di novembre e sulla lotta contro John McCain? Pensa sia qualcosa di cui il Partito Democratico dovrebbe preoccuparsi seriamente?
MK: Penso che, considerato che Obama ha ottenuto il maggior numero di delegati, la dirigenza del partito si schiererà compatta con lui e si metteranno tutti a sua disposizione per cercare di costruire una base elettorale più solida laddove Obama si è mostrato più debole. Per quanto riguarda i lavoratori bianchi a basso reddito che paiono ostili ad Obama, l’influenza di costoro nelle elezioni generali dipenderà dallo stato in cui vivono, dalla percentuale della popolazione che rappresentano e, naturalmente, dipenderà dal fatto che vadano o meno a votare. Alla fine, queste persone dovranno chiedersi se vogliono davvero votare per un repubblicano, considerata la situazione del paese oggi, fra la guerra in Iraq, l’economia, il prezzo del petrolio, la crisi del mercato immobiliare. Io penso che gli verrà davvero difficile fare una scelta di questo genere. Sono convinto che queste saranno elezioni davvero complicate; da un lato ci sono i lavoratori bianchi e tradizionalmente democratici che potrebbero votare repubblicano. Dall’altro bisogna considerare che ci sono anche i repubblicani insoddisfatti che potrebbero scegliere il candidato democratico. È possibile che ci sarà una diminuzione nella partecipazione al voto dei lavoratori bianchi, allo stesso tempo però ci sarà un incremento clamoroso del voto dei giovani e degli afro-americani. Obama ha mostrato un talento incredibile nel mobilitare la gente.
CFP: Quanto nero è Barack Obama?
MK: Non si tratta di quanto Obama sia nero, piuttosto di quanto Obama sia street (ovvero afro-americano di strada). Indubbiamente Obama non è street. Obama è un americano eloquente, bello, dai titoli di studio prestigiosi. Secondo me, la maggior parte degli Americani che non si fiderebbero di Jesse Jackson, non dovrebbero invece avere problemi con Obama.
CFP: Considerata proprio la sua storia personale e il suo profile inusuale, pensa che sia giusto considerare Barack Obama come il simbolo di un vero cambiamento in America, della fine dell’epoca di segregazione e discriminazione? O invece dovremmo vederlo piuttosto come un’eccezione?
MK: Penso sinceramente che la sua candidatura segni uno sviluppo monumentale nella storia di questo paese, perchè, anche se è vero che Obama ha una madre bianca, è comunque visto dal pubblico come un afro-americano. Il fatto che un uomo di colore abbia possibilità reali di diventare il prossimo presidente è assolutamente clamoroso, qualcosa che dieci anni fa non mi sarei mai sognato di vedere nel corso della mia vita. Chiaramente però poteva solo succedere con un nero americano che possiede le caratteristiche di Obama, dunque dall’oratoria raffinata e dagli alti livelli di educazione. Non avrebbe mai potuto essere qualcuno come Al Sharpton.
CFP: Cosa pensa la comunità afro-americana di Barack Obama? Ci sono dubbi a proposito della sua vera identità causati proprio dal profilo razziale misto, dal suo passato internazionale e dai suoi titoli di studio ricevuto dalle università più prestigiose?
MK: C’è stata un po’ di discussione a proposito di questo all’inizio, sul fatto che Obama non fosse abbastanza nero. Però poi la gente si è abituata. La popolazione afro-americana in generale, in realtà, ha origini complesse e per la maggior parte miste e la visione omogenea che se ne dà è semplicistica e razzista.
CFP: Per concludere, quali saranno gli ostacoli più difficili da superare per Barack Obama nella corsa verso la Casa Bianca?
MK: Devo dire di condividere alcune delle preoccupazioni mostrate da tante persone che Obama possa diventare il bersaglio di un attentato. In parte questo è vero per tutti i presidenti o candidati alla presidenza, ma lo è ancor di più per alcuni tra essi. Esistono in questo paese dei razzisti fondamentalisti. Basti pensare a come vengono trattati quei dottori che praticano l’aborto, come vengono attaccati dai gruppi anti-abortisti. Non penso affatto che queste paure dovrebbe convincerlo a non partecipare o convincere la gente a non sostenerlo. Spero solo che la sua sicurezza personale sia sufficientemente garantita.In secondo luogo, Obama dovrà essere capace di riunire il Partito Democratico. Deve conquistare coloro che sono stati fino ad ora sostenitori di Clinton e deve comunicargli il proprio entusiasmo, convincerli ad andare a votare. Penso che Clinton lo sosterrà a pieno.Alla fine i due elementi che decideranno l’elezione saranno da un lato la forza di attrazione esercitata da Obama, che è davvero incredibile. Dall’altro c’e la repulsione per Bush. Di conseguenza ciò che è interessante osservare sono i tentativi di McCain di distanziare le proprie posizioni dall’Amministrazione Bush. Rimane il fatto che i repubblicani al momento sono visti in chiave davvero negativa.
Valentina Pasquali