(da CFP NEWS Anno 4 Numero 119 – 14 marzo 2008)
di Valentina Pasquali - Washington, DC.
Washington DC – L’America del 2008 non è un Paese fatto solo di volontari che si dedicano appassionatamente alle campagne di Hillary Clinton e di Barack Obama. Negli Stati Uniti di oggi ci sono anche i milioni di cittadini che chiedono che l’aborto torni ad essere illegale, che temono la pedofilia più della guerra in Iraq, che non credono nella crisi economica, e che sognano un governo il meno interventista possibile.
"Sei davvero italiana?" mi chiede perplesso il mio vicino di posto sul volo 0745 della United Airlines che mi porta da Denver, in Colorado, a Portland, nell’Oregon. "Io sono francese; il mio cognome è L'Enfant", mi dice con aria ironica. In realtà a Tim L'Enfant di francese gli è rimasto poco, il cognome è l'ultima traccia dell'eredità europea ricevuta da antenati lontani (chissà se è parente di Pierre-Charles L’Enfant, che nel 1791 disegnò la nuova capitale federale, poi battezzata Washington). Tim è originario del Nebraska, uno stato di praterie nell’Ovest, famoso solo per le fattorie e per aver inventato lo scuolabus color giallo che si vede in tutta l’America (e anche nei cartoni animati).
“Ci sono cose che personalmente non capisco", continua Tim, desideroso di fare conversazione. “Ad esempio, io sono convinto che l'educazione universitaria non sia un diritto, bensi' un privilegio. Una famiglia deve fare dei sacrifici per meritarsela. Io ho cominciato a mettere da parte soldi quando sono nati i miei figli. E, se siamo fortunati, dovrei riuscirli a mandare tutti all'universita,” mi spiega mentre beve in un sorso la prima birra del volo. "Poi ci sono questi candidati che promettono di offrire sgravi fiscali a tutti quelli che vogliono andare all'università, una cosa incredibile". Un sondaggio condotto nel febbraio/marzo 2007 dalla Hoover Institution di Stanford University e dal Centro di Ricerca sulle Politiche Educative di Harvard University, rivela che solo il 51% degli americani intervistati è favorevole ad un aumento della spesa pubblica per l’istruzione.
Tim L’Enfant è un signore di circa cinquant'anni, è impiegato nel reparto amministrativo/informatico del Ministero per gli Affari dei Veterani di Guerra, e deve recarsi a Washington DC per lavoro almeno un paio di volte al mese. Si è trasferito dal Nebraska in Oregon vent'anni fà per ragioni lavorative e familiari. Ora è divorziato e ha due figli. "Le primarie democratiche sono divertenti quest'anno, Clinton e Obama si stanno massacrando l'un l'altro", Tim continua passando all'attualità politica del paese. "Guarda te lo dico io, e lo so che è la prima volta che lo senti, ma Clinton vince sicuro la nomination democratica quest'anno. Comunque sono tutti dei liberal", il mio compagno di viaggio prosegue indignato. Il termine liberal viene usato dai conservatori americani solo in senso dispregiativo, un po’ come la destra italiana usa l’aggettivo comunista.
Chiedo a Tim cosa pensa del candidato del partito repubblicano, John McCain; "Andrò comunque a votare in novembre, e voterò per lui. Però anche McCain è un liberal." Il fatto che l’ala più conservatrice della destra americana non veda di buon occhio il Senatore dell’Arizona è uno dei temi chiave della corsa alla Casa Bianca e sarà, nella campagna per le elezioni generali di novembre, tra gli ostacoli principali per John McCain, che dovrà rinconquistare il sostegno della base di partito senza perdere l’approvazione dei repubblicani moderati e degli indipendenti.
Neanche il Presidente George Bush piace troppo a L’Enfant. Però una cosa buona pare averla fatta: "Bush ha nominato due giudici conservatori alla Corte Suprema (il presidente John Roberts e Samuel Alito)", mi dice Tim. Negli Stati Uniti, quando qualcuno esprime un giudizio sulla Corte, significa che sta implicitamente facendo riferimento al caso Roe v. Wade, che nel 1973 rese costituzionalmente protetto il diritto della donna all’interruzione della gravidanza. "Allora vorresti che Roe v. Wade venisse rivisto?" gli chiedo. "Sì, io personalmente sono contrario all'aborto". In un sondaggio condotto dal Pew Research Center nel marzo 2006, il 34% degli intervistati si era dichiarato favorevole al passaggio di una legge nazionale che rendesse illegale l’aborto in ogni circostanza tranne nel caso in cui la madre fosse in pericolo di vita. L’approvazione di un intervento legislativo di questo genere rimane impossibile fino a che Roe v. Wade non verrà cancellata da una nuova sentenza della Corte Suprema. Per questo la destra religiosa americana è ossessionata dalle nomine presidenziali dei giudici: per gli effetti che potrebbero avere nel lungo periodo su temi cruciali.
Quando avrà finito di pagare l’università ai figli e potrà andare in pensione, Tim L'Enfant ha in programma di tornare a vivere in Nebraska. Per una ragione semplice, per quanto sorprendente: "La costa ovest degli Stati Uniti è ormai in mano ai tribunali liberal di San Francisco", mi racconta indignato mentre sorseggia la seconda birra e l'alito comincia a puzzargli d'alcol. "Dalla California all'Oregon allo Stato di Washington sono loro che dettano le leggi. Leggi che sono troppo tenere con i pedofili. Ormai ci sono pedofili dappertutto". Secondo Tim, la fissazione dei giudici californiani, e dei liberal in generale, con il carcere come strumento di rieducazione anzichè di punizione sta attirando ondate di pedofili verso la costa del Pacifico, dove corrono rischi minori nel caso vengano presi: "Le bambine non possono più andare a scuola da sole, non possono camminare per strada. Non si può vivere così".
In questo senso Tim è una vittima di quello che i sociologi chiamano “panico morale”, ovvero dell’esagerazione della gravità di una serie di atti individuali che vengono trasformati in tema politico e scatenano la ricerca di capri espiatori per dare sfogo a tensioni sociali originate da cause differenti. In un episodio della propria trasmissione televisiva del marzo 2007, Bill O’Reilly, uno dei più celebri e controversi opinionisti repubblicani, ha detto riferendosi alla pedofilia: “Non credo che sia il problema più grave che abbiamo, ma penso sia tra i primi tre. E mi sembra che la situazione stia peggiorando”.
Mentre i media si concentrano sullo scandalo sessuale che ha costretto alle dimissioni il governatore dello Stato di New York Eliott Spitzer e sulla lotta per la nomination democratica tra Clinton ed Obama, mezza America, come Tim L’Enfant, si preoccupa di tutt’altro: la pedofilia, il terrorismo, i giudici progressisti. E’ a quell’America che John McCain cerca di parlare per organizzare una campagna elettorale in grado di portarlo alla Casa Bianca nonostante questo sia un anno in cui tutto sembra favorire i democratici.
di Valentina Pasquali - Washington, DC.
Washington DC – L’America del 2008 non è un Paese fatto solo di volontari che si dedicano appassionatamente alle campagne di Hillary Clinton e di Barack Obama. Negli Stati Uniti di oggi ci sono anche i milioni di cittadini che chiedono che l’aborto torni ad essere illegale, che temono la pedofilia più della guerra in Iraq, che non credono nella crisi economica, e che sognano un governo il meno interventista possibile.
"Sei davvero italiana?" mi chiede perplesso il mio vicino di posto sul volo 0745 della United Airlines che mi porta da Denver, in Colorado, a Portland, nell’Oregon. "Io sono francese; il mio cognome è L'Enfant", mi dice con aria ironica. In realtà a Tim L'Enfant di francese gli è rimasto poco, il cognome è l'ultima traccia dell'eredità europea ricevuta da antenati lontani (chissà se è parente di Pierre-Charles L’Enfant, che nel 1791 disegnò la nuova capitale federale, poi battezzata Washington). Tim è originario del Nebraska, uno stato di praterie nell’Ovest, famoso solo per le fattorie e per aver inventato lo scuolabus color giallo che si vede in tutta l’America (e anche nei cartoni animati).
“Ci sono cose che personalmente non capisco", continua Tim, desideroso di fare conversazione. “Ad esempio, io sono convinto che l'educazione universitaria non sia un diritto, bensi' un privilegio. Una famiglia deve fare dei sacrifici per meritarsela. Io ho cominciato a mettere da parte soldi quando sono nati i miei figli. E, se siamo fortunati, dovrei riuscirli a mandare tutti all'universita,” mi spiega mentre beve in un sorso la prima birra del volo. "Poi ci sono questi candidati che promettono di offrire sgravi fiscali a tutti quelli che vogliono andare all'università, una cosa incredibile". Un sondaggio condotto nel febbraio/marzo 2007 dalla Hoover Institution di Stanford University e dal Centro di Ricerca sulle Politiche Educative di Harvard University, rivela che solo il 51% degli americani intervistati è favorevole ad un aumento della spesa pubblica per l’istruzione.
Tim L’Enfant è un signore di circa cinquant'anni, è impiegato nel reparto amministrativo/informatico del Ministero per gli Affari dei Veterani di Guerra, e deve recarsi a Washington DC per lavoro almeno un paio di volte al mese. Si è trasferito dal Nebraska in Oregon vent'anni fà per ragioni lavorative e familiari. Ora è divorziato e ha due figli. "Le primarie democratiche sono divertenti quest'anno, Clinton e Obama si stanno massacrando l'un l'altro", Tim continua passando all'attualità politica del paese. "Guarda te lo dico io, e lo so che è la prima volta che lo senti, ma Clinton vince sicuro la nomination democratica quest'anno. Comunque sono tutti dei liberal", il mio compagno di viaggio prosegue indignato. Il termine liberal viene usato dai conservatori americani solo in senso dispregiativo, un po’ come la destra italiana usa l’aggettivo comunista.
Chiedo a Tim cosa pensa del candidato del partito repubblicano, John McCain; "Andrò comunque a votare in novembre, e voterò per lui. Però anche McCain è un liberal." Il fatto che l’ala più conservatrice della destra americana non veda di buon occhio il Senatore dell’Arizona è uno dei temi chiave della corsa alla Casa Bianca e sarà, nella campagna per le elezioni generali di novembre, tra gli ostacoli principali per John McCain, che dovrà rinconquistare il sostegno della base di partito senza perdere l’approvazione dei repubblicani moderati e degli indipendenti.
Neanche il Presidente George Bush piace troppo a L’Enfant. Però una cosa buona pare averla fatta: "Bush ha nominato due giudici conservatori alla Corte Suprema (il presidente John Roberts e Samuel Alito)", mi dice Tim. Negli Stati Uniti, quando qualcuno esprime un giudizio sulla Corte, significa che sta implicitamente facendo riferimento al caso Roe v. Wade, che nel 1973 rese costituzionalmente protetto il diritto della donna all’interruzione della gravidanza. "Allora vorresti che Roe v. Wade venisse rivisto?" gli chiedo. "Sì, io personalmente sono contrario all'aborto". In un sondaggio condotto dal Pew Research Center nel marzo 2006, il 34% degli intervistati si era dichiarato favorevole al passaggio di una legge nazionale che rendesse illegale l’aborto in ogni circostanza tranne nel caso in cui la madre fosse in pericolo di vita. L’approvazione di un intervento legislativo di questo genere rimane impossibile fino a che Roe v. Wade non verrà cancellata da una nuova sentenza della Corte Suprema. Per questo la destra religiosa americana è ossessionata dalle nomine presidenziali dei giudici: per gli effetti che potrebbero avere nel lungo periodo su temi cruciali.
Quando avrà finito di pagare l’università ai figli e potrà andare in pensione, Tim L'Enfant ha in programma di tornare a vivere in Nebraska. Per una ragione semplice, per quanto sorprendente: "La costa ovest degli Stati Uniti è ormai in mano ai tribunali liberal di San Francisco", mi racconta indignato mentre sorseggia la seconda birra e l'alito comincia a puzzargli d'alcol. "Dalla California all'Oregon allo Stato di Washington sono loro che dettano le leggi. Leggi che sono troppo tenere con i pedofili. Ormai ci sono pedofili dappertutto". Secondo Tim, la fissazione dei giudici californiani, e dei liberal in generale, con il carcere come strumento di rieducazione anzichè di punizione sta attirando ondate di pedofili verso la costa del Pacifico, dove corrono rischi minori nel caso vengano presi: "Le bambine non possono più andare a scuola da sole, non possono camminare per strada. Non si può vivere così".
In questo senso Tim è una vittima di quello che i sociologi chiamano “panico morale”, ovvero dell’esagerazione della gravità di una serie di atti individuali che vengono trasformati in tema politico e scatenano la ricerca di capri espiatori per dare sfogo a tensioni sociali originate da cause differenti. In un episodio della propria trasmissione televisiva del marzo 2007, Bill O’Reilly, uno dei più celebri e controversi opinionisti repubblicani, ha detto riferendosi alla pedofilia: “Non credo che sia il problema più grave che abbiamo, ma penso sia tra i primi tre. E mi sembra che la situazione stia peggiorando”.
Mentre i media si concentrano sullo scandalo sessuale che ha costretto alle dimissioni il governatore dello Stato di New York Eliott Spitzer e sulla lotta per la nomination democratica tra Clinton ed Obama, mezza America, come Tim L’Enfant, si preoccupa di tutt’altro: la pedofilia, il terrorismo, i giudici progressisti. E’ a quell’America che John McCain cerca di parlare per organizzare una campagna elettorale in grado di portarlo alla Casa Bianca nonostante questo sia un anno in cui tutto sembra favorire i democratici.