venerdì 7 marzo 2008

48 ore con le donne di Hillary


(da CFP NEWS Anno 4 Numero 118 – 7 marzo 2008)

di Valentina Pasquali, Cleveland, Ohio.

Cleveland è una città estesa, fatta di villette a schiera a uno o due piani, e accerchiata da fabbriche e magazzini arrugginiti ed abbandonati, che bloccano l’accesso al Lago Erie, uno dei più grandi dell’America del Nord, e storica via comunicazione acquea per le fabricche di Ohio e Pennsylvania. Il centro degli uffici è riconoscibile da lontano, per gli edifici in mattoni che s’innalzano sul resto della città, piatto e monotono. Superior Avenue è il largo viale centrale che attraversa Cleveland da est ad ovest, parallelo al lago. Hillary ha due uffici in città, uno all’estremo Ovest e uno all’estremo Est. La sede di Rock River Road è in un locale rettangolare normalmente adibito a negozio e allineato con esercizi commerciali, come take-away cinesi e un lavasecco, sotto il portico in cemento di un prefabbricato a un solo piano nella periferia residenziale.
L’organizzazione della Clinton ha cercato di mandare il proprio messaggio soprattutto alle donne, e donne sono anche la maggior parte tra i volontari, soprattutto signore sovrappeso di mezz’età, una caratteristica demografica che differenzia i sostenitori di Clinton da quelli di Obama, per il quale normalmente lavorano ragazzi giovani di entrambi i sessi.
Erin è la “supervolontaria” dell’ufficio; supervolontaria e supermamma, visto che ha cinque figli. Il più piccolo compie oggi un anno e le sta in braccio mentre lei telefona agli elettori. Erin è nata e cresciuta a Cleveland, vive qui a fianco ed è casalinga. Il marito è un pompiere. “Ho aspettato che Hillary si candidasse ufficialmente dal giorno in cui ho letto il suo libro It Takes a Village, mi dice. “Hillary mi piace per il semplice fatto che è Hillary, una donna che è stata in grado di superare ogni difficoltà”. Erin approva il programma per la sanità che Clinton ha proposto: “Ho cinque figli e con Clinton avrebbero tutti una copertura sanitaria".
Erin è un delegato. “Il Partito Democratico nel nostro distretto, il decimo, attribuisce ad entrambi i candidati 12 delegati a testa, sei uomini e sei donne,” mi spiega. “Per diventare delegato bisogna dare la propria disponibilità al partito e dichiarare di quale candidato si vuole essere delegato. Io ho fatto un po’ di campagna elettorale nel mio quartiere e sono stata eletta con il maggior numero di voti. Ho ricevuto circa 200 preferenze nell'elezione del 3 gennaio scorso. Questo significa che sono la capolista. Se Hillary vincesse anche solamente un delegato questa sera, sarei io ad andare alla convention di Denver in agosto”, conclude soddisfatta. "Ho cinque figli, ho bisogno di una vacanza!"
Lascio Erin e riprendo la macchina per attraversare la città percorrendo le grandi autostrade sopraelevate. Mi dirigo a est, verso il quartiere di Cleveland Heights, per fermarmi in un altro centro commerciale prefabbricato a un piano, nel quale si trova il secondo dei due uffici di Hillary Clinton. Anche questo esiste da un paio di settimane: le sedi sono state aperte una volta che i due candidati si sono resi conto che il Super Tuesday del 15 febbraio non aveva dato indicazioni definitive per la nomination democratica.
Questo ufficio è più grande del primo, ha le pareti intonacate in rosso, e, come in tutte le sedi di campagna elettorale, cartoni di pizze e di ciambelle sparsi un po’ dappertutto sul pavimento. Mi fermo a parlare con Mary Jo, nata in America da famiglia abruzzese. Mary Jo lavora come agente immobiliare e di conseguenza ha un orario flessibile che può gestire come preferisce. “In queste ultime settimane ho dedicato ogni momento libero a questa campagna”, mi dice. “Non appena aprono uffici in Pennsylvania vado anche lì", dice ottimista.
I volontari d’entrambi i candidati martedì portavano avanti le tre attività tipiche delle ore che precedono ed accompagnano il voto; gli attivisti chiamano lunghe liste di numeri di telefono, bussano alle portee di strada in strada e offrono un passaggio in macchina agli elettori che hanno bisogno di un mezzo di trasporto per recarsi alle urne. “Ricordiamo agli elettori tutti i temi per cui è importante andare a votare, e facciamo in modo che abbiano realmente la possibilità di arrivare ai seggi,” mi dice Luis, nell’ufficio di Rock River Road. Anche i volontari di Obama sono al telefono negli uffici delle campagne, o per le strade a contattare i votanti personalmente e a portarli in macchina alle urne. “Oggi abbiamo portato a votare una signora di 105 anni”, mi dice Mateya, una sindacalista di Washington che sostiene Obama.
Martedì, mentre in tutto l’Ohio si andava alle urne, Cleveland è sprofondata nel gelo, assalita dalla furia di una tempesta di ghiaccio e di un vento fortissimo. Le strade e i marciapiedi sono diventati una pista da pattinaggio, e la pioggia, la grandine e la neve hanno dominato la giornata. Nonostante questo, i volontari hanno passato il 4 marzo in giro per la città a parlare ai votanti. Gli straordinari livelli di partecipazione elettorale nelle primarie di quest’anno sono una prova dell’efficienza e della dedizione di questo esercito democratico di umili militanti. Le donne di Hillary, alla fine, hanno convinto più elettori dei giovani di Obama.