(da CFP NEWS Anno 4 Numero 117 – 29 febbraio 2008)
di Valentina Pasquali, Washington DC
Il 4 marzo gli americani tornano alle urne per votare nelle primarie dell’Ohio, del Rhode Island, del Texas e del Vermont. Con la nomination del partito repubblicano ormai decisa in favore di John McCain, gli occhi di tutta la nazione sono puntati sul voto dei democratici in Ohio e Texas, due tra i più popolosi stati americani, che martedì mettono in palio 370 delegati alla convention nazionale.
A lungo le previsioni hanno dato Hillary Clinton largamente favorita sia in Texas che in Ohio. Gli ultimi sondaggi, però, mostrano che l’onda d’entusiasmo per Barack Obama ha colpito anche questi due stati. Un sondaggio condotto per telefono da Rasmussen Reports in Texas il 24 febbraio ha rilevato che ormai Clinton conduce solo di un punto percentuale, 46 a 45% su Obama, quindi statisticamente i due sono alla pari.
Quanto all’Ohio, Jonathan Riskind, corrispondente da Washington DC per il Columbus Dispatch, il quotidiano della capitale dell’Ohio, mi racconta per telefono; “L’Ohio teoricamente è uno di quegli stati in cui Clinton dovrebbe fare molto bene, vista la presenza elevata di lavoratori a basso reddito e senza un’istruzione universitaria, impiegati nell’industria. In realtà Obama ha fatto progressi notevoli anche con questo gruppo demografico nelle ultime settimane”. Ellen Jan Kleinerman, una giornalista del Plain Dealer, il quotidiano di Cleveland, mi scrive in un’e-mail; “Penso che il voto si trasformerà in un testa a testa. Clinton ha ancora un vantaggio minimo, ma i raduni di Obama in giro per lo stato e il sostegno che sta ricevendo dai leader della comunità dei neri americani stanno facendo cambiare la marea”.
Fino a tre settimane fa, i sondaggi indicavano all’unisono un vantaggio per Hillary Clinton in Ohio di oltre 20 punti percentuali. Un rilevamento condotto dallo stesso Columbus Dispatch all’inizio di febbraio dava la Senatrice di New York in testa di ben 23 punti. Darrel Rowland, giornalista del quotidiano, scriveva commentando i risultati; “Barack Obama è riuscito a convincere l’Iowa, la Carolina del Sud e persino Ted Kennedy in Massachussets. Il Senatore dell’Illinois però deve ancora concludere l’affare con l’Ohio”. La situazione sembra essere cambiata negli ultimi giorni e il margine in favore di Clinton pare essersi di molto assottigliato. Ad esempio un sondaggio condotto da Survey USA il 26 febbraio mostra Clinton con il 50% delle preferenze contro il 44% di Obama.
Secondo Jonathan Riskind, a questo punto bisogna chiedersi se “tra gli operai e le donne bianche, le caratteristiche demografiche dell’Ohio rimarranno sufficientemente favorevoli a Clinton affinché la senatrice di New York possa comunque portare a casa una vittoria”. Per rispondere a questa domanda Kleinerman mi racconta; “L’Ohio è uno stato industrializzato a nord e nord est, rurale nelle regioni centrali e un po’ un misto al sud. Gli elettori liberal e i sindacati industriali fanno delle regioni a nord la base dei fedeli al partito democratico. Invece, le parti centrali e meridionali sono più conservatrici e quindi tendenzialmente votano repubblicano”.
Questo cosiddetto urban-rural divide, ovvero le diverse caratteristiche demografiche che marcano le aree urbane e quelle rurali dello stato, influenzerà senza dubbio il voto. Le previsioni sono che Obama otterrà ottimi risultati nelle grandi città, mentre Clinton manterrà un vantaggio solido nelle campagne e nei paesi. Il governatore dello stato Ted Strickland, che viene dal sud-est rurale dell’Ohio ed è un democratico conservatore (ad esempio è un difensore del diritto costituzionale di possedere armi da fuoco), ha ufficialmente dichiarato il proprio sostegno per la candidatura di Hillary Clinton. “Il governatore ha tentato così d’aiutare l’ex-first lady a consolidare il proprio vantaggio nelle campagne” dice Jonathan Riskind.
Infine si dovrà osservare quale impatto avrà il voto dei neri americani, tradizionalmente sostenitori di Obama e che sono l’11,9% della popolazione dell’Ohio (appena meno della media nazionale calcolata nel 2005 al 12,8%).
L’Ohio rappresenta una sfida difficile per i candidati alla nomination democratica, considerato che lo stato attraversa una crisi economica particolarmente profonda. Secondo dati riportati da Laura Meckler del Wall Street Journal, il tasso di disoccupazione in dicembre era valutato intorno al 6%, un punto percentuale in più della media nazionale. Il tasso d’insolvenza sui mutui bancari è all’1,44%, contro lo 0,87% nazionale. Secondo dati raccolti da Moody’s Economy e riportati dal New York Times, nel 2000 la tipica famiglia dell’Ohio guadagnava più soldi della tipica famiglia americana. Negli ultimi otto anni, però, il reddito mediano dello stato è sceso di quasi il 10%, a circa 47 mila dollari l’anno, di 2,300 dollari inferiore al reddito mediano nazionale. Kleinerman dell’Plain Dealer aggiunge; “Uno studio recentemente pubblicato dall’American Manufacturing Trade Action Coalition, ha rilevato che l’Ohio ha perso più di 209 mila posti di lavoro nei settori non-agricoli tra il 2000 e il 2007. Il tasso d’occupazione è calato del 3,7%, il calo più preoccupante dal 1939, quando gli Stati Uniti stavano attraversando i momenti finali della Grande Depressione”.
Non c’è da sorprendersi dunque che l’economia sia diventato il problema più sentito per gli elettori di qui (anticipando un trend ormai evidente anche a livello nazionale). Secondo Kleinerman; “La domanda ha cui devono rispondere Hillary Clinton e Barack Obama, ma anche il Senatore Repubblicano John McCain, è: che programmi hanno per mantenere e aumentare i posti di lavoro in Ohio? Penso che questa sia la preoccupazione degli elettori oggi. E non credo che la gente dell’Ohio sia soddisfatta delle risposte ottenute finora dai vari candidati”.
Non a caso, nell’ultimo dibattito televisivo tra Clinton e Obama, ospitato martedì sera da Cleveland State University e trasmesso dal network MSNBC, i due candidati alla nomination democratica si sono concentrati su tematiche economiche ed in particolare sui rispettivi piani per rinegoziare il trattato di libero scambio commerciale con il Messico e il Canada conosciuto come NAFTA. “NAFTA è un tema caldo in Ohio, molti posti di lavoro sono stati persi e molte persone attribuiscono il fenomeno al commercio internazionale e al NAFTA, che avrebbero risucchiato altrove i posti di lavoro dello stato”, mi spiega Riskind.
Nel guardare al voto di martedì bisogna anche ricordarsi dell’importanza che l’Ohio riveste a livello di politica nazionale. Si tratta di un grande stato, il settimo più popoloso del paese (aveva nel 2005 11,5 milioni di cittadini). Ed è uno dei cosiddetti swing states, quegli stati che hanno una percentuale rilevante di elettori indecisi e che d’elezione in elezione cambiano la propria fedeltà politica votando una volta democratico e quella dopo repubblicano. L’Ohio contribuì, nel 2004, a decidere la rielezione di George Bush.
Per come si stanno mettendo le cose, l’opinione più diffusa è che se l’economia non migliora, gli elettori repubblicani degli stati più colpiti, come per l’appunto l’Ohio, potrebbero decidere di votare per chi tra Obama e Clinton sarà il candidato democratico in novembre, visto che sono proprio i politici dell’asinello che stanno facendo dell’economia il cuore della propria campagna elettorale, mentre John McCain ha deciso di correre come il candidato della sicurezza nazionale.
Jonathan Riskind mi spiega la sua posizione quanto alle elezioni di novembre; “Nonostante io sia un po’ riluttante nel porre attenzione eccessiva sul voto nelle primarie nella speranza di leggervi indicazioni valide anche per le elezioni generali, (dato che le primarie coinvolgono un numero limitato di votanti), martedì varrà comunque la pena tenere d’occhio il voto degli indipendenti, che in Ohio posso scegliere di partecipare nell’una o nell’altra elezione”. La competizione repubblicana è ormai decisa e John McCain ha sostanzialmente già vinto la nomination. Di conseguenza è facile prevedere che gli indipendenti saranno tentati di votare nella primaria democratica dove possono ancora fare la differenza. “In ogni modo”, pensa il giornalista del Columbus Dispatch, “sarà interessante vedere in quali proporzioni costoro voteranno per McCain o per Obama”. Questo potrebbe essere un segnale importante nel cercare di capire come proseguirà durante l’estate e l’autunno la corsa alla Casa Bianca.