venerdì 4 aprile 2008

La corruzione in America

Washington DC – Nel novembre 2007 l’amministrazione del Distretto di Columbia è stata travolta da uno scandalo di proporzioni imbarazzanti. Due impiegate dell’agenzia delle entrate, Harriette Walters e Diane Gustus, sono state arrestate perchè al centro di un giro che in sette anni ha derubato le casse del governo locale di 16 milioni di dollari. Le due emettevano assegni per rimborsi fiscali inesistenti, che poi incassavano assieme ai loro complici e spendevano nei grandi magazzini della città. “Non c’è dubbio che questo sia un caso eclatante di corruzione”, mi dice Philip Mattera durante un’intervista. “Purtroppo in altri casi, la corruzione può essere difficile da quantificare”, prosegue.Phil Mattera è un ex-giornalista economico (in passato con Fortune Magazine) e oggi ricercatore e analista per Corporate Research Project, un programma creato dalla non-profit di Washington DC Good Jobs First e volto alla ricerca strategica del comportamento delle aziende che ricevono sussidi federali e statali. Lo scopo di Good Jobs First, ed in particolare di Corporate Research Project è di promuovere la trasparenza nelle relazioni tra il governo e i privati. “Innanzitutto bisogna concordare sulla definizione stessa del concetto di corruzione”, sottolinea Mattera. “Il caso del Governatore di New York Elliott Spitzer (che ha dato le dimissioni il 12 marzo scorso dopo che si è scoperto che era coinvolto in un giro di prostituzione d’alto bordo) è un buon esempio. Affinché un’azione sia percepita dal pubblico come corrotta, è necessario che coinvolga un chiaro atto di appropriazione illecita di denaro pubblico? E la corruzione morale?”Un sondaggio condotto da CBS News/New York Times Poll nell’ottobre 2006 ha rilevato che il 58% degli americani è convinto che la corruzione sia costume diffuso a Washington DC. “Negli Stati Uniti l’opinione pubblica dà per scontato un livello di corruzione davvero alto per quanto riguarda il settore pubblico e il governo”, Mattera mi spiega. “Si può quasi dire che le dimensioni reali del fenomeno sono addirittura sovrastimate. Al contrario, gli americani tendono a sottostimare la corruzione nel privato, nelle imprese e nell’industria. In fondo siamo stati educati a pensare che il governo sia la causa di tutti i mali, fin dai tempi di Ronald Reagan”. Il fatto che il livello di corruzione di un paese venga solitamente valutato in termini relativi complica ulteriormente le cose. “Nelle classifiche pubblicate dalle organizzazioni internazionali a proposito dei governi più corrotti, gli Stati Uniti fanno sempre una buona figura. Ma sta tutto nel termine di paragone, con chi ci confrontiamo?” si chiede Phil Mattera. Transparency International è forse la più famosa tra le Ngo che si occupano di monitorare i livelli di corruzione in giro per il mondo. La classifica per il 2007 vede gli Stati Uniti al ventesimo posto (il primo posto va al paese meno corrotto al mondo). La Danimarca, la Finlandia e la Nuova Zelanda sono pari in testa. L’Iraq, il Myanmar e la Somalia sono i fanalini di coda. L’Italia è quarantunesima, dopo il Botswana, Cipro, l’Ungheria, la Repubblica Ceca e davanti alla Malesia.In qualche misura, il sistema americano ha provato a rispondere al problema della corruzione dei politici. La riforma del sistema di finanziamento delle campagne elettorali va inteso, secondo Mattera, proprio in questo senso. Il Bipartisan Campaign Reform Act, conosciuto anche con il nome McCain-Feingold dal nome dei due Senatori che più si impegnarono per il passaggio della legge, fu approvato dal Congresso nel 2002 con l'intento di regolamentare la raccolta di fondi per i candidati in corsa per la Casa Bianca. Fino ad allora, costoro avevano diritto a ricevere donazioni illimitate da chiunque decidesse di finanziarli, un sistema che creava dei legami economici fortissimi tra i politici e i ricchi d'America, in particolare le grandi corporation. La McCain-Feingold ha stabilito delle nuove regole quanto alle donazioni dei privati. In particolare i due diversi tipi di contributi alle campagne elettorali, detti hard money e soft money, vengono oggi trattati separatamente dalla legge. Per hard money s’intendono quelle somme di denaro che vengono donate alle campagne dagli individui, dalle sezioni nazionali e locali dei partiti, e dai cosidetti Political Action Committee (PAC), gruppi privati di cittadini a cui viene garantito il diritto di fare attività politica. La legge del 2002 stabilisce, ad esempio, che un individuo non può donare più di 2.300 dollari per elezione. “La legge è piena di buoni propositi, però rimane difficile stabilire quanto abbia contribuito a frenare la corruzione del sistema”, riflette Phil Mattera. Ad esempio, un’impresa di grosse dimensioni, anziché donare direttamente una somma di denaro eccessiva, può chiedere ai propri dipendenti di contribuire separatamente tante somme individuali più piccole, aggirando così la limitazione di 2.300 dollari per contributo imposta dalla legge.“Inoltre, il problema più sostanziale sta nel quid-pro-quo che segue alle donazioni, e in come questo denaro finisce per influenzare le scelte dei politici”, precisa Mattera. Nel 2006 i residenti dello stato dell'Illinois rimasero sconvolti nell'apprendere che il gigante dell'energia nucleare Exelon Corporation non aveva reso pubblica la notizia di alcune perdite di residui radioattivi da uno dei propri stabilimenti. Il Senatore dello stato Barack Obama si fece carico dell'indignazione dei propri elettori e propose una legislazione che obbligasse i gestori degli impianti nucleari a notificare le autorità al primo segno di perdita. A quanto pare, però, Obama accettò modifiche al testo di legge che riflettevano i desideri dei Republicani al senato e di Exelon. La spiegazione ufficiale fornita dal Senatore dell’Illinois è che il testo di legge fu reso più accomodante perchè altrimenti non sarebbe mai riuscito a passare il voto in Senato. Al contempo, è emerso che Exelon è uno tra i più generosi sostenitori della carriera politica del Senatore dell'Illinois, a cui avrebbe donato oltre 270 mila dollari dall'inizio del 2003. E il principale stratega della campagna presidenziale di Obama, David Axelrod, ha lavorato in passato come consulente per Exelon. Gli esperti di sicurezza nel settore del nucleare sono in disaccordo sul fatto che il lavoro di Obama al testo di legge abbia contribuito o meno a ottenere risultati sostanziali nella regolamentazione dell’industria nucleare.Infine esiste un problema istituzionale nel tentare di valutare il livello di corruzione negli Stati Uniti. Alcune pratiche, del tutto legali in America, creano legami sospetti fra i politici e l’industria. In particolare è questo il caso del fiorire di società private di lobbying, che si occupano professionalmente di tenere i contatti con i rappresentati del popolo americano per conto dei propri clienti. Tra i più recenti scandali di corruzione nel rapporto tra lobbisti e governo, quello che ha coinvolto Jack Abramoff nel 2006 e che ha condotto alle dimissioni di due membri dell’Amministrazione Bush, J. Steven Griles and David Safavian, e del Deputato Bob Ney, è senz’altro tra i più eclatanti.Grazie al Lobbying Disclosure Act (LDA), una legge del 1995 che in sostanza obbliga l'industria della pressione politica a maggiore trasparenza, andando sul sito Open Secrets, si può scoprire che, dal 1998 al 2007, l'industria farmaceutica è quella che ha speso maggiormente nelle attività di lobbying, seguita da quella delle assicurazioni, dalle società che forniscono elettricità e dalle compagnie d’informatica e internet. Rimane difficile stabilire con esattezza come questi contributi abbiano influenzato la proposta e il passaggio di leggi in questi settori.Tradizionalmente, starebbe al giornalismo americano occuparsi di indagare sui traffici loschi dei politici americani. Purtroppo, però, Mattera mi racconta come i media tradizionali si sono trasformati da organi proattivi in attori solamente reattivi. “Se una qualche notizia emerge attraverso altre fonti, allora i giornali principali ne parlano. Però, i quotidiani in particolare hanno tagliato talmente i fondi per il giornalismo investigativo, che davvero non se ne vede più molto in questo paese”. Rimangono allora i media non-tradizionali, ovvero i blog. Down with Tyranny, per esempio, segue con attenzione e dedizione casi di corruzione al Congresso e nelle Assemblee statali, in particolare da parte repubblicana. Rimangono inoltre le associazioni non-governative che monitorano il comportamento dei politici e delle aziende, proprio come Good Jobs First di Phil Mattera.
Valentina Pasquali