venerdì 4 luglio 2008

Intercettazioni: Bush con Di Pietro, Berlusconi con i bloggers duri e puri?

La newsletter della settimana scorsa, che riferiva della rottura fra molti attivisti del partito democratico e Barack Obama sul tema delle intercettazioni telefoniche ha fatto arrivare sul mio schermo un numero di email senza precedenti, tutte più o meno di questo tipo: “Com’è che negli Stati Uniti la sinistra del partito democratico è ferocemente contraria alle intercettazioni, al punto da minacciare la rottura con il suo candidato preferito, candidato che sembra alla vigilia di una vittoria storica in novembre? C’è una spiegazione per il fatto che Di Pietro, in questa materia, è sulle posizioni dei repubblicani americani e invece Berlusconi dice le stesse cose che si dicono sui blog più radicali e militanti?”
La domanda è perfettamente legittima ma i paragoni sono ingannevoli. E’ vero, la sinistra americana è totalmente contraria alle intercettazioni telefoniche che violano il IV emendamento della Costituzione americana che garantisce la segretezza della corrispondenza e il divieto di perquisizioni arbitrarie, tanto più con un’amministrazione Bush che calpesta il Bill of Rights ogni giorno (su YouTube, il video del generale Michael Hayden, direttore dell’onnipotente National Security Agency che fallisce il test di educazione civica).Ma in quale contesto politico-culturale questo avviene? Presidenti, ministri, giudici della Corte Suprema non sono affatto al di sopra della legge, né godono di alcuna particolare immunità. Come si è detto nella newsletter del 20 giugno, Bill Clinton fu oggetto per anni di un’indagine condotta da un supermagistrato (Independent Counsel) e fu processato dal Senato con l’obiettivo di rimuoverlo dalla carica attraverso la procedura dell’impeachment. Il tentativo fallì soltanto perché una maggioranza relativa di senatori riconobbe che questo istituto è utilizzabile solo in caso di violazione dei doveri della carica, non per misfatti privati, per i quali Clinton fu indagato dalle locali “toghe rosse” e costretto a patteggiare per evitare una condanna dopo la fine del suo mandato.Senatori e deputati vengono non solo intercettati ma tranquillamente arrestati senza che un normale poliziotto debba chiedere l’autorizzazione a nessuno. Il senatore repubblicano Larry Craig, nel 2007, fu arrestato all’aereoporto di Minneapolis per atti osceni e rilasciato solo dopo un’ammissione di colpevolezza. Quando la cosa si è risaputa, il suo partito non ha chiesto il trasferimento in Alaska dell’incauto agente, né varato un decreto legge per istituire l’immunità parlamentare: ha invece costretto alle dimissioni l’incauto senatore. Le intercettazioni a danno del governatore di New York Eliot Spitzer hanno condotto alle sue immediate dimissioni e alla fine della sua carriera politica.Per riassumere: quando gli standard etici della vita pubblica sono rigorosi e chi li trasgredisce viene allontanato dalla politica, non c’è bisogno di intercettazioni a migliaia. Difendere i cittadini dalle invasioni del “grande orecchio” governativo è quindi una posizione coerentemente liberale, sulla quale i bloggers non vogliono cedimenti.E in Italia? La nostra situazione è precisamente l’opposto: il livello etico della vita pubblica è rivelato dalle telefonate Berlusconi-Saccà, che nella nuova puntata annunciata per venerdì 4 luglio si allargheranno ad altri nani e ballerine in teneri colloqui con il grande capo. Telefonate che dimostrano non soltanto il livello morale dei protagonisti ma soprattutto il concreto tentativo di rovesciare il risultato elettorale del 2006 distribuendo favori, in denaro o in natura, ai senatori del centrosinistra che si fossero prestati al mercimonio. In altre parole, abbiamo sotto gli occhi ben più di un traffico di soubrette: si tratta di un Watergate all’italiana, con il tentativo di comprare voti in parlamento per far cadere il governo Prodi.In questo contesto di corruzione e abuso di potere, con i pretoriani del grande capo che strillano come aquile per coprire le malefatte, la pubblicazione delle intercettazioni diventa l’unico strumento di controllo dell’opinione pubblica su quanto avviene nei palazzi del governo. Tanto più in una situazione dove una maggioranza bulgara vota ogni giorno per mettersi sotto i piedi un pezzo di Costituzione. La cultura poliziesca del controllo a 360° non può piacere a nessun uomo di sinistra. Ancora meno, tuttavia, ci può piacere il trionfo dell’illegalità, del voto di scambio, delle leggi ad personam. Negli Stati Uniti, le amichette dei politici di solito cambiano città, e magari anche nome: è solo nelle repubbliche delle banane che diventano ministri.
Fabrizio Tonello